BARBAPAPÀ I primi filosofi eco-gender.
La sigla la saltavo, perché la trovavo insopportabile e ingiusta.
Le vocine stridule dei bambini e quella paternalistica di Roberto Vecchioni (ebbene sì, era lui) mi facevano arrabbiare.
Perché i cartoni di Barbapapà per me non erano un intrattenimento, ma lezioni di vita.
Che il tempo, le letture e gli studi mi hanno rivelato in tutta la loro potenza filosofica e terapeutica.
Prendere la forma del mondo attorno, farsi sedia, uccello, piffero, albero...
Sbugiardare Aristotele e il suo principio d'identità: A uguale ad A, A diverso da B...
Si può essere sé stessi e altro, piffero e sedia, albero e uccello.Io-non io... Era forse questo, quello che intendeva Fichte? E quanto avrebbe fatto bene a Hegel, invece, guardare qualche episodio e scoprire che no, non è vero che "tutto ciò che è reale è razionale".
Ma come sono nati questi personaggi?
Siamo nel 1969 in un bistrot sulla Rive Gauche dove si stava facendo la filosofia del secondo Novecento.
Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir a un tavolino e Annette Tison e Talus Taylor a un altro.
Lei è una designer francese, lui un professore di matematica e biologia americano, sono moglie e marito.Tra un caffè e una Gitanes, probabilmente in dolcevita nero, lei butta giù un bozzetto.Qualche mese ed esce il primo album e poi un altro e nel 1973 il primo lungometraggio: Le avventure di Barbapapà. E quindi il successo.
E infatti Barbapapà, questo blob rosa e tremolante uscito dal sottosuolo di una casetta di provincia, è un emarginato.
Incontra due bambini, Francesco e Carlotta, che invece lo accolgono e diventano amici. Dallo stesso giardino nascerà Barbamamma, nera, dalle forme più sinuose, elegante e col filo di perle. Insieme avranno sette figli: Barbabella, la figa scema della famiglia, Barbaforte, lo sportivo, Barbalalla, la musicista, Barbabarba, l'artista, Barbottina l'intellettuale, Barbazoo il naturalista, Barbabravo lo scienziato e Lolita la cagnolina.
Schifati dall'inquinamento e dalla cementificazione del pianeta, la famiglia lascia la terra a bordo di un'astronave.
Torneranno solo quando gli uomini capiranno di aver sbagliato.
La tematica ecologista è diventata un grande classico nel mondo dei fumetti/cartoni per l'infanzia e quella dell'accettazione della diversità altrettanto. Entrambe hanno trovato testimonial più efficaci ed effetti speciali da grande cinema, ma c'è qualcosa che resta a tutt'oggi insuperato nei Barbapapà ed è la loro funzione terapeutica.
Perché dopo averti sollevato quesiti filosofici, loro non ti lasciano solo, ti indicano la strada.
Adattati al cambiamento, assorbi l'urto senza romperti, rinnovati e reinventati ogni volta in modo di diverso, modifica il tuo funzionamento prima, durante e dopo un imprevisto, ridefinisci gli spazi attorno a te ridefinendo te stesso.
Gli psicoterapeuti la chiamano Resilienza. Per me resta un Barbatrucco.
Fonte immagine copertina: mymovies.it
Comments