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Immagine del redattoreAnna di Cagno

Emilia Pérez: trans è Pop!






In genere aspetto un po’ prima di dare dell’Inaffondabile a un film, una star o un libro.


Questa volta però non ho dubbi: Emilia Pérez di Jaques Audiard è e sarà un film che farà storia.


Come Priscilla la regina del deserto. Anzi, di più.

Perché qui non c’è solo fiction e immagine e musica e fotografia e regia e tutta la magia che solo il cinema sa creare. 


Qui c’è la vita. 

Quella vera della sua protagonista: Karla Sofia Gascòn, la prima e unica (a ora) attrice transgender che ha vinto quest’anno al Festival di Cannes il Prix d'Interprétation Féminine. 


Nata a Madrid, cinquantadue anni, fino a poche settimane fa non la conosceva nessuno, eppure Sofia ha una lunghissima gavetta alle spalle.

Dagli Anni Ottanta ha infatti lavorato in televisione, girato adv, serie tv e soap operas con il nome di battesimo Juan Carlos.


Poi nel 2016, a oltre quarant’anni, ha iniziato il suo percorso di affermazione di genere.


E poi c’è il cinema, che a detta di Alfred Hitchcock è la vita senza le parti noiose.

E infatti, in questa storia che Rachel Handler sul mag Vulture ha definito “the Breakout Movie fo Cannes 2024”, le cose avvengono come sarebbe bello avvenissero.


C’è un boss del cartello del narcotraffico messicano Manitas che, dopo una lunga e onorata carriera, vuole ritirarsi e realizzare il suo sogno:

diventare una “princesa”.


Ovviamente lo fa alla maniera di un boss, e cioè rapisce una giovane avvocata e la strapaga affinché trovi un chirurgo discreto che l’aiuti.


Emilia ammazza, minaccia, rapisce, ma canta, balla, si trucca, ama e, soprattutto, evolve per seguire quell’insopprimibile esigenza umana che è la libertà. L’unico valore in grado di renderci delle persone migliori.


La vita però non è il cinema, e quindi prevede parti e personaggi noiosi, ahinoi.

Come Maréchal Le Pen, giovane politica che ha per nonno Jean Marie e per zia Marine Le Pen, storici leader dell’estrema destra francese, che non ha perso occasione di esternare a mezzo social il suo noioso pensiero: 

“È quindi un uomo a ricevere il premio per… l’interpretazione femminile a Cannes”.


A ruota l’ha seguita il nostro Simone Pillon con un originale: “Palma d’oro come migliore attrice a un maschio”.


Ma siccome il premio è francese, e di Pillon di certo ignora l’esistenza, Karla Sofie Gascòn ha querelato, giustamente, Maréchal Le Pen.


Molly non si occupa di costume e società, non fa inchieste e non si picca di saperla meglio di veri esperti della materia. 

Lei legge, guarda, ascolta, immagina… e unisce i puntini come ha imparato a fare dalla Settimana Enigmistica.


E che cosa appare in questo caso?

Un’immagine che dice: quando un tema, qualsiasi esso sia, arriva al cinema è già patrimonio condiviso. 


Quando poi all’interno di questa meravigliosa arte arriva al “genere” è mainstreem, letteralmente “corrente principale”. 

E quando il genere è la commedia, in questo caso un originale crime-musical in salsa mafiosa, allora è totalmente sdoganato.


Che siano gli attacchi di panico come nell’Inaffondabile Terapia e pallottole, le manie ossessivo-compulsive in Qualcosa è cambiato, l’omosessualità ne Il Vizietto o la transizione di genere, come in questo caso, poco conta. 


E che cosa appare in questo caso?

Un’immagine che dice: quando un tema, qualsiasi esso sia, arriva al cinema è già patrimonio condiviso. 


Perciò lunga vita a Emilia Perez e alla sua Inaffondabile protagonista che quando ha ritirato il premio ha dichiarato: 


“Abbiamo tutti la possibilità di migliorare, perciò cambiate anche voi”


Fonte immagine copertina: fr.news.yahoo.com


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