top of page
Immagine del redattorePatrizia Ripa

Tristram Shandy la fatica di nascere

di Patrizia Ripa


Tristram Shandy ha una famiglia molto bizzarra.

Una madre che non compare mai nel romanzo, solo un padre, Walter Shandy, e uno zio, uncle Toby, famoso per la sua filantropia.

L’originale ed estroso autore di Tristram Shandy, Laurence Sterne, ignorato da moltissimi libri di letteratura inglese, è davvero un genio perché ha creato un romanzo anti-romanzo che già nel Settecento preannunciava lo stream of consciousness, il flusso di coscienza che avrebbe caratterizzato il più grande romanziere del ventesimo secolo: James Joyce.


Geniale l’intuizione di trattare il tempo in maniera non convenzionale: è il tempo interiore, quello della mente, esattamente come accadrà in James Joyce.


Come quella di presentare il protagonista a metà del romanzo, dopo una serie di digressioni e giochi continui tra flashback e flashfoward, anticipando così l'antiromanzo.

È un gentiluomo, il nostro Tristram, che già nella copertina del libro appare ben vestito, con abiti del Settecento, e sta in piedi di fronte a uno scheletro. E parla di sé, e della sua famiglia, con uno scheletro, e con il suo parlare e dissertare intrattiene la morte per ritardarla il più possibile.


Identificando la vita con la morte, Tristram ritarda continuamente anche l’inizio del romanzo che non vede mai nascere realmente il suo personaggio.


Sterne gli fa continuamente dire che sta per iniziare a parlare della sua vita, ma ogni volta ritarda the starting gun, il fischio di partenza, e non inizia mai.


E non solo. Tristram continua a dire che parlerà della sua nascita in questa bizzarra famiglia, ma oltre la metà del libro, improvvisamente ripete il titolo del romanzo: The life and opinions of Tristram Shandy, come se dovesse iniziarlo nuovamente .

Ma perché?


Per un motivo molto semplice: Tristram ha paura di parlare della sua vita perché inconsciamente fa coincidere il racconto con la sua fine.


Di qui la tecnica del ritardo dell’azione, quel delay già accaduto per il grande Amleto. Ma Tristram non prende tempo per decidere come agire, come avviene per Amleto, ma per evitare di parlare della sua nascita. E quando annuncia che inizierà a parlarne, per dare finalmente inizio al suo romanzo, in realtà avrà già detto tutto di sé e della sua famiglia.


“Le digressioni sono l’anima del romanzo “, diceva Sterne , “toglile, e avrai tolto tutto il romanzo”.


Ed infatti è così. Tristram è già nato come personaggio, molto prima dell’annuncio del titolo del libro. Ed è attraverso le digressioni che veniamo a scoprire alcuni aspetti un po’ schizofrenici dei personaggi della sua eccentrica famiglia.


Lo zio Toby ossessionato dalla guerra , il suo hobbyhorse , termine con il quale Sterne definisce una manìa per qualcosa che ognuno di noi ha, chi più chi meno segretamente. Uncle Toby riesce a comunicare solo con Caporal Trim, perché con lui, appunto, parla sempre di guerra.

E Walter Shandy, il padre del protagonista?

È ossessionato dai suoni delle parole, gioca compulsivamente con i vocaboli, e se non si fosse ricordato quella sera di dare la carica al suo orologio forse Tristram non sarebbe mai nato!

Magra consolazione per la madre che faceva sesso con il padre solo una volta al mese, visto che Walter si ricordava once a month, una volta al mese, dei suoi matrimonial duties, dei suoi “ doveri matrimoniali “, associandoli alla ricarica dell’orologio!


Scarso entusiasmo, scarsa vivacità , solo note eccentriche nella famiglia del povero Tristram. Forse è per questo che “stenta” a nascere.


Eppure in molti punti suscita grande ilarità, quando mette in ridicolo aspetti decisamente poco comuni dei suoi familiari.

Chi avrebbe pensato nel 1759, quando era da poco nato il primo romanzo inglese, Robinson Crusoe, così tradizionale e dettagliato nel suo realismo e nel suo rispetto per la cronologia, di scrivere un anti-romanzo così trasgressivo, innovativo?


Perché Laurence Stern è trasgressivo nel modo in cui scrive, in cui tratta il concetto di tempo e in cui gestisce la mancanza di un plot vero e proprio.


Pagine bianche , con asterischi o simboli strani che denotano un’interruzione del pensiero o una pagina tutta nera per descrivere, forse meglio di quanto potrebbero fare centinaia di parole, il suo dolore per la morte del parroco Yorick.

È il linguaggio tradizionale che non comunica più? Forse.


Certamente questo inaffondabile della letteratura inglese ci offre molti spunti che fanno pensare al romanzo moderno.

Alla sua epoca non fu compreso, il povero Sterne, altro esempio di genio irlandese; ma oggi noi possiamo (dobbiamo) amarlo. Perché è stato un genio che ha anticipato i tempi e visto oltre, ma soprattutto perché il suo Tristram ci ricorda quanto sia complicato nascere davvero, a se stessi prima ancora che al mondo.


Post recenti

Mostra tutti

Comments


Commenting has been turned off.

Altri articoli

1/11
bottom of page