top of page
Immagine del redattoreChiara Bettelli

Ziggy Stardust il vampiro, l'alieno, la prostituta, la maschera

di Chiara Bettelli Lelio


Ziggy Stardust compie 45 anni. L’alieno dal look glam, brillante di polvere di stelle, caduto da Marte, quando nacque nel 1972 - grazie a un’idea di Bowie con i consigli dell’amico Lindsay Kemp, attore e mimo - era fremente di giovane provocazione sessuale:


«Ziggy cantava davvero, con gli occhi socchiusi e i capelli dritti. Come uno di quei tipi giapponesi, li poteva dominare solo con un sorriso. Li poteva lasciar lì ad aspettare. Divenne così importante amico, ben messo e con la tintarella bianco neve… facendo l’amore con il suo ego Ziggy venne risucchiato nella sua mente»


cantava nel brano Ziggy Stardust dell’album The Rise and Fall of Ziggy Stardust con la banda The Spiders From Mars - direttamente da Marte - il suo alter ego David Bowie.

L’artista, all’epoca, aveva un bimbo di un anno: Zowie. E, come disse da adulto il figlio - oggi un bravo regista dal più normale nome Duncan Jones - Bowie è sempre stato un padre modello, tradizionale, che faceva le cose giuste, attento, quasi noioso…

Intanto Ziggy cantava in Moonage Daydream: «Sono un alligatore, sono un mamma-papà che arriva per voi. Sono l’invasore dello spazio, sarò una puttana del rock’n’roll per voi».


Con i capelli rossi, il viso-cammeo minuto, truccato come una bambina a Carnevale. Con il suo sorriso che mostra piccoli denti appuntiti da vampiro, il corpo efebico, stretto in una tuta eccitante: tutte e tutti desiderano Ziggy-David così violabile, innocente e senza decenza. A chiunque viene permesso amarlo perché lui lascia liberi di dubitare sul suo genere e liberati sessualmente perché questa creatura, in fondo, è di un altro pianeta.


La sua omosessualità è un gioco - giocato - una recita, ma soprattutto una sfida al comune senso del pudore.


I grandi amori del suo alter ego David, Hermione prima di Ziggy (l’addio alla ragazza è immortalato nella splendida Space Oddity, colonna sonora dell’allunaggio dell’Apollo 11), Angela Barnett durante e Iman molto dopo e per 23 anni, sono donne, splendide donne. E Ziggy è pieno di orpelli non per travestitismo ma perché come disse Bowie «la musica dovrebbe essere agghindata come una prostituta. È solo una maschera che nasconde il messaggio»: Madonna e altre pop star senza questa via tracciata da David non sarebbero esistite.


Ziggy ci fa viaggiare in noi stessi e nello spazio grazie al trasformismo di Bowie, con il reinventarsi di continuo nei suoi personaggi, affascinandoci con un volto da extraterrestre, da angelo, serpente o clown oppure semplicemente mostrandoci la sua eleganza. Sì perché il suo impero culturale è stato costruito sull’immaginario ma anche sull’immagine.

Ziggy già porta in embrione i ruoli che David avrebbe poi tradotto sul grande schermo e nei concerti: l’extraterrestre del film L’uomo che cadde sulla terra, il vampiro di Miriam si sveglia a mezzanotte, la straordinaria classe del più maturo personaggio Duca Bianco, i gesti da mimo e ballerino di Last dance, il re magico di Labyrinth.


Soprattutto Ziggy Stardust ci fa sognare, e ci fa credere che sia possibile uscire dal quotidiano ed essere “Uno, nessuno e centomila”.


All’improvviso viene fatto morire, scompare per lasciar posto ad altri alter ego dell’inimitabile artista, e subito dopo ad Aladdin Sane con la saetta rossa sul viso bianco da pagliaccio. Soprattutto viene fatto morire perché era un alter ego forte e David - che in quel periodo viveva a stretto contatto con la cocaina - aveva paura lo potesse condurre alla schizofrenia (il fratellastro Terry era schizofrenico e morto suicida).

Bowie, oltre 40 anni prima della sua vera morte nel gennaio del 2016, lo annulla con classe, da icona di stile.


Voce sublime, attore, poeta, pittore e pluri-musicista Bowie riusciva, infatti, a essere esibizionista sul palcoscenico ed estremamente riservato nella vita privata. Della sua malattia non si sapeva nulla.

Nell’ultimo coraggioso viaggio, con il suo testamento, l’album Blackstar pubblicato poco prima della sua scomparsa (nella copertina per la prima volta non c’è il volto di Bowie ma una stella), racconta l’incontro con la morte riportandoci nella metafora dello spazio con uno Ziggy stanco e invecchiato nel video, commovente, che accompagna l’opera, e nei testi.


«Guarda quassù, sono in paradiso. Ho delle cicatrici che non possono essere viste. Ho una storia che non può essermi rubata. Ora tutti mi conoscono. Guarda quassù amico, sono in pericolo. Non ho nulla da perdere» e nel brano finale I Can’t Give Everything Away: «Vedere di più e provare di meno. Dire di no, volendo dire sì. Per me è sempre stato così. È questo l’unico messaggio che mando».

(Lazarus)


Post recenti

Mostra tutti

Comments


Commenting has been turned off.

Altri articoli

1/11
bottom of page